Tra i vari compiti istituzionali che il Servizio Veterinario è tenuto a svolgere rientrano il controllo della detenzione e del corretto utilizzo del medicinale veterinario presso gli allevamenti di animali per la produzione di alimenti per l’uomo. Tale tipo di attività viene svolta, ogni anno, in adempimento al Piano Nazionale di Farmacosorveglianza e si concretizza, sul nostro territorio, attraverso sopralluoghi presso circa 500 strutture di allevamento individuate, ogni anno, sia dal Ministero della Salute che dalle singole Aziende Sanitarie in base alla categorizzazione del rischio verificabile sulla piattaforma ministeriale Classyfarm.
In passato l’esigenza dei suddetti controlli, che vengono tutt’ora effettuati sia presso gli allevamenti che nelle strutture di macellazione, nasceva dalla necessità di controllare, impedire e contenere, entro limiti accettabili per la salute umana, la presenza di eventuali residui di molecole nei prodotti di origine animale. Tali residui possono provenire sia da trattamenti con medicinali veterinari autorizzati che da eventuali pratiche fraudolente, effettuate sugli animali allevati, con prodotti non autorizzati od addirittura vietati, al fine di ottenere incrementi dei parametri produttivi.
Con il passare degli anni la Comunità Europea ha iniziato ad avvertire anche l’urgenza di raccomandare, a veterinari ed allevatori, l’utilizzo consapevole e prudente di molti farmaci ed in particolar modo degli antibiotici. Infatti, proprio quest’ultime molecole, solitamente utilizzate sugli animali per trattare infezioni di natura batterica a carico di organi od apparati, hanno sviluppato nel tempo una selezione ed una diffusione di germi fortemente resistenti ad ogni tipo di trattamento antibiotico, vanificando, in alcune occasioni, ogni tentativo terapeutico.
L’antibiotico-resistenza è un fenomeno naturale sviluppato da alcuni microrganismi che acquisiscono capacità di adattamento e di sopravvivenza in ambienti biologici con significative concentrazioni di antibiotici che generalmente sono sufficienti ad inibire le normali popolazioni microbiche.
Gli utilizzi eccessivi ed impropri protratti nel tempo, sia nel settore umano che in quello veterinario, hanno creato una forte pressione selettiva su un notevole numero di batteri, sia commensali (innocui ed abitualmente presenti nell’organismo umano ed animale) che patogeni, generando una vera e propria emergenza sanitaria a livello planetario. Entrambe le tipologie di batteri possono acquisire la resistenza agli antibiotici e trasmetterla sia durante l’attività replicativa, a seguito della quale possono formarsi cloni di batteri resistenti, sia attraverso lo scambio di frammenti di patrimonio genetico tra germi innocui e patogeni. I batteri possono arrivare all’uomo attraverso gli alimenti, l’acqua o attraverso l’insorgenza di infezioni secondarie che possono talora svilupparsi su pazienti critici o a seguito di interventi chirurgici eseguiti presso le strutture nosocomiali. Proprio in tali ambienti si avverte la frustrazione e il dramma di aver a disposizione un ridottissimo arsenale terapeutico.
La diminuzione di nuovi antibiotici, a causa di una frenata della ricerca, associato allo sviluppo ed alla selezione di ceppi batterici sempre più resistenti, hanno con il tempo eroso il numero di antibiotici realmente efficaci per trattare gravi patologie nell’uomo e negli animali.
Ad oggi infatti, ad un secolo della scoperta dei primi antibiotici, la resistenza agli antibiotici rappresenta una delle principali cause di decesso nella popolazione mondiale. Si stima che nel 2019 i decessi causati dall’antibiotico resistenza siano stati 4,95 milioni, cioè equivalenti all’incirca, alla mortalità per malaria ed HIV messi insieme. Nella sola Unione Europea si contano 25.000 morti l’anno causati da infezione da batteri resistenti a diverse famiglie di molecole, soprattutto a quelle di recente scoperta ed introduzione.
In ambito nazionale sono stati emanati negli ultimi anni due piani di controllo del fenomeno crescente dell’antibioticoresistenza: il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico Resistenza (PNCAR) e il Piano di Monitoraggio Armonizzato sulla resistenza agli antimicrobici di batteri zoonotici e commensali.
Inoltre nel settore veterinario sono stati introdotte nuove disposizioni in materia di tracciabilità del medicinale veterinario e dei mangimi medicati che riguardano l’intero percorso di vita del prodotto, dalla produzione per passare alla distribuzione, fino ad arrivare alla prescrizione ed alla somministrazione sugli animali sia da reddito che da compagnia.
Il controllo del percorso dell’intera vita del farmaco, viene garantita attraverso l’istituzione, nel 2004, della Banca Dati Centrale della Tracciabilità del Farmaco, che ha la possibilità di interfacciarsi con il Sistema Informativo Nazionale per la Farmacosorveglianza, adottato dal 2017, su cui è possibile verificare la dispensazione, la prescrizione ed i trattamenti di tutti i medicinali veterinari. Tale Sistema consente di poter monitorare in ogni momento i consumi e le tipologie degli antibiotici utilizzati negli allevamenti di animali per la produzione di alimenti per l’uomo, con riguardo a ciascuna categoria di animale.
A questo sistema di tracciabilità informatica si affianca l’attività del Servizio Veterinario che svolge durante l’anno numerosi sopralluoghi di farmacosorveglianza presso le aziende per verificare la presenza di documenti che attestino la provenienza del medicinale veterinario da canali autorizzati e che l’uso degli stessi avvenga secondo le autorizzazioni rilasciate dal Ministero della Salute per ciascuna tipologia di farmaco. Inoltre, viene valutata la coerenza tra le varie realtà epidemiologiche con i trattamenti effettuati e se questi avvengono a seguito di una precisa diagnosi clinica o di laboratorio. L’esito laboratoristico deve fornire anche un giudizio della sensibilità del batterio nei confronti dei vari tipi di antibiotici, in modo da effettuare una terapia mirata ed efficace.
Ogni attività di farmacosorveglianza viene successivamente registrata dall’autorità di controllo su un Sistema Nazionale, denominato Classyfarm, sul quale sono state inserite tutte le aziende del territorio suddivise per categoria di animali allevati. Ogni cruscotto permette di vedere, attraverso grafici interattivi, la tipologia di antibiotici utilizzati, la via di somministrazione, il principio attivo del medicinale, l’andamento dei consumi rendicontati semestralmente e la categorizzazione di ogni allevamento in base ad un numero di rischio (Rank) che tiene conto del numero di animali presenti, della mortalità annua, del consumo in DDD del farmaco, del consumo in DDD degli antibiotici critici per l’uomo (CIAs), di eventuali messaggi di Allerte segnalati dal Sistema, di esiti dei controlli ufficiali ecc…
Questo permette di categorizzare tutti gli allevamenti, e stabilire i programmi dei controlli ufficiali da effettuare in base alla categoria di rischio.
Tale sistema di controllo consentirà anche in futuro di poter irrogare finanziamenti comunitari a quelle realtà zootecniche più virtuose, in cui gli antibiotici vengono utilizzati in maniera consapevole e responsabile.
Infatti, una riduzione del consumo del medicinale veterinario è possibile attraverso il miglioramento delle condizioni di allevamento ed una corretta gestione del benessere animale che avviene solamente programmando una efficace prevenzione delle malattie, attuando mirate profilassi vaccinali, curando gli ambienti di stabulazione, applicando idonee misure di lotta agli animali infestanti, acquistando animali sani e controllati, prestando attenzione alle diete bilanciate, alla conservazione ed utilizzo corretto di mangimi e materie prime provenienti da fonti controllate ecc.
Tra le altre attività svolte dai Servizi Veterinari utili alla lotta all’AMR ricordiamo il Piano Nazionale Residui (PNR), che prevede anche la ricerca di residui di antibiotici per verificare la loro conformità ai limiti di legge (LMR) a partire da diverse matrici (muscolo, latte, miele, uova…), consentendo cosi di controllare, a valle della filiera, il corretto utilizzo dei medicinali veterinari a di tutela della salute del consumatore, e il Piano Nazionale Alimentazione Animale (PNAA) che tra i vari obiettivi prevede il campionamento sia di mangimi contenenti antibiotici, per verificare il corretto dosaggio dei principi attivi in maniera tale da limitare l’esposizione dei microrganismi a livelli sub terapeutici di antibiotici, che di mangimi “puliti” per evidenziare eventuali fenomeni di contaminazione crociata in specie non target, fenomeno che favorisce la selezione di ceppi batterici resistenti.
I risultati di questa forte campagna di sensibilizzazione e di informazione, partita dalle raccomandazioni della commissione Europea e giunta a cascata ai vari Stati Membri, sta portando notevoli risultati in termini di riduzione dei consumi di antibiotici. A partire dal 2016 ad oggi si registra una diminuzione delle vendite di antibiotici in Europa del 47%.
L'obiettivo è di ridurre del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d'allevamento e d'acquacoltura entro il 2030. La riduzione va considerata rispetto ai dati del 2018. Nel 2021, gli Stati membri dell'UE avevano già raggiunto circa un terzo dell'obbiettivo.
Secondo un rapporto EFSA, EMA, ECDC riferito al periodo 2016 - 2018, l'uso di polimixine negli animali da reddito, una classe di antibiotici che include la colistina, è quasi dimezzato. Le polimixine vengono utilizzate negli ospedali per curare i pazienti particolarmente delicati, infettati da batteri multiresistenti. Inoltre, gli altri antibiotici considerati di importanza critica per l’uomo, come le cefalosporine di terza e quarta generazione e i chinoloni, devono essere impiegati prevalentemente nell'uomo, riservandone l’uso agli animali da produzione alimentare, solamente in casi del tutto eccezionali. Dai risultati del progetto ESVAC si può constatare la drastica diminuzione dell’utilizzo degli antibiotici considerati di importanza critica per le terapie sull’uomo (CIAs) con riduzioni rispetto il 2016 del 66 % delle vendite di cefalosporine di 3 e 4 generazione, del 49,5 % di Fluorchinolonici, e addirittura del 95,5% delle Polimixine.
Dal 2020 l’Italia raccoglie ed elabora i dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici ottenuti dalle ricette elettroniche veterinarie. I risultati vengono forniti annualmente all’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) nell’ambito del progetto ESVAC (The European Survellance of Veterinary Antimicrobial Consumption).
I Dati vengono forniti in forma aggregata ed il consumo di antibiotici viene misurato secondo unità di misura standard che sono: 1) mg principio attivo, 2) mg di principio attivo per unità di popolazione a rischio CPU per gli animali produttori di alimenti per l’uomo.
Dal 2020 si è assistito ad un progressiva riduzione delle vendite dei medicinali veterinari contenenti antibiotici nell’ambito dell’allevamento degli animali zootecnici. La recente relazione pubblicata dal Ministero della Salute sulle vendite in Italia dei medicinali veterinari contenenti antibiotici mostra un trend in diminuzione in campo veterinario nel settore degli animali produttori di alimenti per l'uomo ( - 46 % rispetto ai dati del 2016 e - 62 % se riferiti al 2010).
Dato ancora più rilevante, riferito allo stesso arco temporale, è anche la riduzione del 99 % dell’utilizzo della colistina nel comparto della suinicoltura nella categoria dello svezzamento.
Attualmente, i risultati nella riduzione nell’impiego di antibiotici in campo veterinario, collocano l’Italia tra i Paesi UE con i target di riduzione più ambiziosi.
Facendo infine riferimento ai consumi reali di antibiotici riportati sul Sistema Classyfarm del Ministero della Salute, che utilizza una misura standardizzata denominata DDDAit, si può constatare che, anche per quanto riguarda la nostra Regione, si è assistito, durante gli ultimi 3 - 4 anni, ad una progressiva riduzione del consumo degli antibiotici. Tale tendenza risulta meglio rilevabile negli allevamenti avicoli (tacchini e polli da carne) e nel settore delle vacche da latte, anche se in quest’ultimo campo, il dato dell’utilizzo del farmaco risulta essere ancora superiore alla mediana Nazionale.
La DDDAit esprime i giorni di trattamenti a cui sono stati sottoposti in media gli animali presenti in un allevamento in un anno. La DDD è il risultato di un rapporto tra:
Ad oggi, i recenti regolamenti sul farmaco, così come le ultime raccomandazioni scientifiche, coinvolgono tutto il mondo della veterinaria, dalla zootecnia ai piccoli animali, nella risoluzione del problema del fenomeno dell’antibiotico resistenza.
In generale, si iniziano a vedere dati incoraggianti che fanno ben sperare per il prossimo futuro in quanto si è visto che, dove la spinta selettiva degli antibiotici è diminuita, le prevalenze delle Antibioticoresistenze hanno iniziato a declinare.